Emergency Hospital, Lashkargah (Helmand Province)
In collaborazione con “EMERGENCY Ong Onlus
A distanza di un anno dalla prima missione a Lashkar-gah, una nuova esperienza e un ritorno carico di emozione e gioia. Si ritrovano i colleghi afghani e qualche viso noto anche nel team internazionale. L’attività, sia clinica che didattica, è molto intensa; ogni giorno c’è motivo per non annoiarsi.
La partenza è stata serena e il viaggio sino alla destinazione finale – sia pur sempre avventuroso- non ha avuto intoppi di sorta.
Una sorpresa inaspettata
La sosta di alcuni giorni a Kabul, in attesa del volo per Lashkar-gah, mi regala l’occasione di visitare il Centro di maternità, di Anabah, nella Valle del Panjshir. Siamo partiti nel pomeriggio, dopo aver atteso il carico della farmacia. Un viaggio di poco più di due ore uscendo dalla città in direzione nord-est. Sono i pochi momenti nei quali è concesso vedere il paese, sia pur dal finestrino di un pick-up. Lo squallore della città si mostra prevedibilmente in tutto il suo splendore: strade ampie in cui qualsiasi mezzo di locomozione si muove seguendo una idealistica direzione principale, con molte fantasiose varianti estemporanee, come per esempio il contromano in rotonda o lo stop a sinistra per salutare un amico o far scendere un passeggero. L’arredo urbano è sempre molto interessante: è fatiscente ma lascia comunque trasparire una certa innocenza e non è solo una questione di mancanza di gusto estetico; ci intravedi anche una semplicità che parla al cuore, una specie di accontentarsi del poco che si ha a disposizione senza rinunciare all’effetto scenico e ciò mi sembra alla fine un messaggio positivo per un europeo consumista compulsivo e precisino maniacale come sono io. Entrati nella Valle del Panjshir, il paesaggio è di una bellezza che lascia a bocca aperta. Siamo nella catena dell’Indo-kush, la continuazione sud occidentale dell’Himalaya. L’ingresso in Valle è segnato da una gola strettissima dove c’è appena lo spazio per far scorrere il fiume Panjshir, con una strada laterale che viene spesso spazzata via dalle piene stagionali o sepolta dalle valanghe che scendono giù della parete sovrastante.
Il Centro chirurgico e pediatrico e il Centro di maternità di Anabah
In un contesto sociale dove la vita della donna è particolarmente difficile, accade che una ONG italiana costruisce in Panjshir, a fianco di un suo già presente Centro chirugico per vittime di guerra – oggi Centro chirurgico e pediatrico – un Centro di maternità dedicato solamente alle donne, con standard da primo mondo, dove le mamme sono le regine e l’ospedale è il loro castello. Qui vengono a partorire in sicurezza e ci si prende cura anche delle altre patologie Ginecologiche e Ostetriche. Quale migliore lezione di “democrazia” si potrebbe mai portare? La presenza di questo Centro di maternità nella Valle (non ce ne sono di pari, in tutto l’Afghanistan), ha portato una consapevolezza e un rispetto verso le donne che non si era mai visto prima; chi lavora qui lo avverte ogni giorno. In mezzo a tutte le difficoltà e alle incomprensioni legate anche alle differenze culturali oggettive, si è stabilito un legame di rispetto e stima tra la popolazione locale e l’ospedale di EMERGENCY, che non fa rumore e non fa vittime e non fa paura come le armi ma ha di gran lunga molto più effetto e lascia un segno nei cuori delle persone. Quello che ho avvertito qui ad Anabah, lo posso dire anche per gli altri programmi di EMERGENCY nel paese; non c’è niente di più appagante, professionalmente e umanamente parlando, che far parte di un team come questo, con queste priorità e con questa moralità. Poi le persone sono quello che sono, ognuno con i suoi pregi e difetti e nessuno è un santo ma le premesse e le basi sulle quali sono costruite iniziative del genere fanno sperare per questa disgraziata umanità. È bastata la follia di una sola persona, 25 anni fa, a mettere in moto gli ingranaggi e a quella persona va la mia gratitudine per l’opportunità che ho, di dare un senso profondo al mio lavoro.
Ritorno a Lashkar-gah
Molto emozionante il ritorno in ospedale e l’incontro con il personale. Siamo nel mezzo dei lavori in corso per il rinnovo delle sale operatorie! Non è facile ma stringiamo i denti. Il blocco operatorio aveva bisogno di una rimodernata e inoltre passeremo da due a tre sale operatorie e sarà un bel miglioramento per il futuro. Nonostante i colloqui di pace, l’attività clinica e chirurgica si è mantenuta intensa per tutto il periodo della mia presenza nel Paese. Forse un lieve calo ma per noi impercettibile. Molti combattimenti nelle campagne attorno e chi ci rimette sono sempre donne e bambini. Sia nei bombardamenti aerei che nei combattimenti a terra, gli attori, da una parte e dall’altra della barricata, non guardano in faccia a nessuno. Poi tanti incidenti stradali e di lavoro nei campi dove sono coinvolti sempre bimbi, di 6, 10, 12 anni massimo.
In generale sono molto contento del lavoro; ho ripreso da dove ho mollato l’anno scorso. Il mio obiettivo principale rimane l’insegnamento e ciò significa che alla fine della giornata, tra sala operatoria e lezioni sono esaurito ma contento e poi basta una doccia e passa tutta la stanchezza. La mattina comunque mi sveglio e non vedo l’ora di andare al lavoro e questo può sembrare assurdo ma la dice tutta.
MZ