Una vera e propria ”tempesta” sull’articolazione dell’anca, che a volte puo’ lasciare esiti molto invalidanti. Importante e’ la diagnosi precoce, il trattamento di contenimento dell’anca ed il controllo evolutivo per molti anni.
Il Morbo di Perthes è’ una malattia acquisita dell’anca abbastanza comune (circa 1 caso ogni 5000 bambini in Italia), specie nell’arco d’età che va dai 3 ai 12 anni. Il Morbo di Perthes colpisce soprattutto i maschi. Spesso la malattia riguarda una sola anca ma in alcuni casi sono colpite ambedue le Anche (a volte, non contemporaneamente).
Nei bambini più piccoli, il Morbo di Perthes è per lo più asintomatico e non lascia esiti invalidanti. Nei bambini più grandi (dai 7 anni in poi) può causare dolore, difficoltà a camminare con zoppia e può lasciare esiti anche molto gravi precludendo lo sviluppo armonico dell’anca malata. Rimane comunque una notevole variabilità soggettiva, sia sui sintomi che sul decorso.
Il Morbo di Perthes è – ad oggi – la malattia pediatrica dell’anca meno chiara in assoluto (sia in termini di comprensione delle cause che generano la malattia che per quanto riguarda il suo trattamento). Da questo punto di vista si può assimilare alla scoliosi idiopatica giovanile – un’altra patologia sulla quale la nostra medicina occidentale ha ancora molto da lavorare.
Un’ipotesi molto accreditata sulle cause del Morbo di Perthes, riguarda l’instaurarsi di microinfarti ossei a livello della testa femorale, secondari ad una interruzione della vascolarizzazione capillare, probabilmente per traumi ripetuti. Di sicuro il fumo materno durante la gravidanza, il basso peso alla nascita e il ritardo di maturazione dello scheletro, giocano un ruolo determinante nell’instaurarsi del problema. Più recentemente sono state sollevate anche ipotesi genetiche (studiando quei casi nei quali vi è una familiarità accertata per la malattia).
Il Morbo di Perthes ha un suo decorso classico sia nei sintomi, che nella radiografia. E’ un po’ come una “tempesta” (per meglio dire, una “tempesta vascolare”) che colpisce l’anca, in maniera più o meno grave e… così come in una tempesta si passa attraverso diversi momenti, anche nel Morbo di Perthes assistiamo ad un inizio (i primi venti e le prime piogge), una fase centrale (vento forte, temporali, smottamenti, piante sradicate) e una fase finale (ritorno progressivo del sole e ricrescita della natura).
All’inizio si ha dolore inguinale, facile affaticabilità, zoppia. Il dolore può essere riferito anche o solamente al ginocchio. Ciò è dovuto alla testa del femore sofferente che comincia a sgretolarsi.
Una corretta diagnosi in questa fase (attraverso una visita medica specialistica e con l’ausilio di RNM ed RX) può veramente fare la differenza: i casi individuati precocemente vengono trattati con l’obiettivo di mettere la testa a riposo e contenerla all’interno della cavità acetabolare, evitando che le sollecitazioni meccaniche sull’anca malata possano peggiorare lo sgretolarsi della stessa.
Tutori in abduzione dell’anca (per alcuni) e Fisioterapia (per tutti) sono le chiavi del successo in questi pazienti; a volte comunque, anche interventi chirurgici sono indicati in questa fase. Col passare del tempo le progressive alterazioni della testa del femore si stabilizzano e si può assistere ad una deformazione dell’anca con accorciamento dell’arto, limitazioni del movimento e zoppia grave. A questa fase – che può anche durare anni – segue la fase di neoformazione ossea (quando il corpo reagisce alla “passata tempesta vascolare”). In alcuni casi fortunati l’anca ritorna in condizioni quasi normali ma in altri casi può residuare un appiattimento della testa femorale e una displasia dell’acetabolo, responsabili di una grave artrosi precoce che rende necessario il trattamento chirurgico, come ad esempio, il dover posizionare una protesi d’anca in età giovanile.
MZ