Sia pur ai margini dei problemi legati alla Pandemia Covid-19, sia i Pazienti che gli Specialisti ortopedici ne stanno pagando le inevitabili conseguenze.
La recente emergenza medica che ha coinvolto estesamente il Pianeta e ha colpito così duramente il nostro Paese, sta avendo su tutti noi un impatto sia emotivo che sociale ed economico di dimensioni enormi e ancora non completamente quantificabili. La comunità ortopedica mondiale, pur non essendo coinvolta direttamente in prima linea nel trattamento dei pazienti affetti da Covid-19, ha collaborato e sta collaborando tuttora, con i colleghi internisti, anestesisti e infettivologi, nel coordinare al meglio gli sforzi per trattare i pazienti sintomatici che ancora a oggi affollano i nostri ospedali, non solo in Italia. Al momento la situazione è ancora molto fluida e imprevedibile: da una parte, con l’arrivo del freddo, si è puntualmente ripresentato il picco di contagi ma la gestione dei pazienti in Ospedale è meno drammatica, sia dal punto di vista logistico che medico, grazie all’esperienza maturata con la prima ondata. Sembra inoltre che l’ipotesi di un vaccino efficace a breve possa concretizzarsi ma è sicuramente presto per allentare la presa. Per chi lavora in Ospedale è ancora chiaro che l’impegno sanitario verso l’infezione da Covid-19 non è esaurito. Vale la pena ricordare che oltre ai tanti casi acuti ancora presenti, stiamo assistendo ad un incremento delle malattie croniche (trombosi, endocarditi, nefriti, polmoniti) correlate ad una infezione che può lasciare un segno indelebile nei corpi di chi ne è stato colpito; ciò si traduce in un ulteriore impegno per gli ospedali in una condizione dove le risorse economiche non sono certo illimitate.
Nello specifico, sono stati giustamente rivisti i percorsi di trattamento per le varie problematiche ortopediche e in alcuni momenti si sono anche sospesi tutti i trattamenti chirurgici ritenuti non urgenti o rinviabili nel tempo così come le visite ambulatoriali. Ciò allo scopo di evitare lo spostamento dei soggetti durante le fasi di lockdown e in generale di evitare l’esposizione della popolazione al rischio di contagio, secondo le raccomandazioni della comunità scientifica e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in primis. Se da una parte tali misure si sono rese necessarie – e sia pur con un parziale allentamento, lo sono ancora- vale la pena domandarsi quale è il prezzo che i Pazienti ortopedici hanno dovuto e stanno tuttora pagando, in termini di appropriata gestione della malattia ortopedica, sia essa traumatologica acuta che elettiva.
Traumatologia Ortopedica
Il trauma ortopedico (fratture, ferite con interessamento muscolo-tendineo, lussazioni e lesioni articolari acute) è considerato una urgenza. Il trattamento di queste patologie è sempre garantito ma i percorsi relativi ai pazienti positivi per Covid-19 si sono complicati notevolmente essendo le procedure di pulizia e sterilizzazione nonché di protezione del personale medico, notevolmente più complesse. Basti pensare alle difficoltà di operare un paziente positivo al Covid-19 con tutte le protezioni personali necessarie, alle procedure di vestizione e svestizione alle quali siamo sottoposti e anche all’emotività umana che ognuno di noi porta con sé in certi momenti. Se a molti cittadini risulta scomodo portare la mascherina sul naso e lavorare (come facciamo noi chirurghi normalmente da secoli), ciò non è nemmeno lontanamente paragonabile al disagio, quantomeno fisico, al quale siamo sottoposti nel prenderci cura dei pazienti Covid-19 che necessitano di intervento chirurgico ortopedico.
Anche per i pazienti con fratture, bisognosi di trattamento chirurgico ma negativi al Covid-19, le condizioni sono cambiate. Sono fisiologiche maggiori attese, legate alla possibile non immediata disponibilità delle sale operatorie, anche per oggettive problematiche anestesiologiche sia in termini di disponibilità di risorse umane che strumentali.
Esistono inoltre due fattori che potrebbero essere sottovalutati in termini di effetti negativi ma dei quali si potrebbero vedere le conseguenze nei mesi avvenire. Il primo è relativo alla tendenza più o meno obbligata, di alcuni specialisti a cambiare indicazione di trattamento in considerazione della situazione di emergenza sanitaria, per esempio considerare “non chirurgiche” alcune fratture che lo sarebbero sicuramente state se non fossimo in “epoca Covid-19”. Il secondo fattore è la mancata presa in carico del paziente fratturato che ha preferito – sia pur in presenza di dolore e di impotenza funzionale- rimanere a casa per non esporsi al rischio di contagio in Ospedale. In ambedue i casi ci dovremmo aspettare un numero di pazienti con cattivi risultati in termini di guarigione, sui quali potrebbe essere necessario intervenire chirurgicamente per tentare di migliorare una situazione ormai compromessa (le fratture ad esempio guariscono entro 6 settimane in generale, dopodiché ogni tentativo anche chirurgico di migliorarle è estremamente difficoltoso e spesso frustrante). Non intendo biasimare nessuno né criticare pregresse scelte dello specialista o del paziente ma già nei nostri ambulatori stiamo vedendo qualcuno di questi casi e a ciò dobbiamo essere pronti se non vogliamo farci venire troppi mal di testa. Avendo esperienza di ortopedia in ambienti difficili e a risorse limitate, conosco bene il problema e ritengo che non sia da sottovalutare.
Ortopedia di elezione
I pazienti in attesa di protesi di anca e ginocchio hanno dovuto affrontare e stanno tuttora affrontando un allungamento dei tempi di lista chirurgica. Per essi è fondamentale mantenere il miglior stato fisico possibile, evitando di aumentare di peso, riprendendo o continuando la sana abitudine della cyclette o della ginnastica in acqua, senza disdegnare l’uso di tutori o farmaci, se necessario. Chi doveva subire un intervento, ad esempio per Alluce valgo, Tunnel Carpale o dito a scatto potrebbe aver notato un miglioramento dei sintomi semplicemente legato al cambio delle abitudini di vita; perché non considerare anche questo tra le varie opzioni riabilitative e postoperatorie?
Per i pazienti pediatrici lo slittamento della lista d’attesa potrebbe pregiudicare il buon esito del trattamento, essendo esso legato non solo alla tecnica chirurgica ma anche all’età del soggetto. Consiglio ai Genitori dei nostri piccoli pazienti di contattare l’Ortopedico di riferimento per chiarimenti a riguardo. Essendo inoltre molto importante il controllo ambulatoriale del paziente ortopedico pediatrico (sia egli bisognoso o meno di trattamento chirurgico), risulta doveroso riorganizzarsi appena possibile, per riprendere con le visite programmate.
MZ